Saturday, August 1, 2020

Da Scandicci a Signa, perchè? - parte 3


 
I giornali dell'epoca dopo il delitto di Baccaiano notano che il mostro ha una ottima mira, centrando i fanali dell'auto del Mainardi che stava fuggendo a retromarcia dalla piazzola del delitto.

La Beretta calibro 22 è un'arma usata nei poligoni di tiro a segno e la pistola del mostro indica una usura che proviene da un prolungato utilizzo.

Scendendo dalle colline di Mosciano in direzione Signa, troviamo il Poligono di Tiro a Segno Nazionale di Signa.





Il poligono si trova esattamente a metà strada tra il primo e il terzo delitto.
Le perizie indicano un tiratore che migliora l'uso dell'arma da fuoco grazie alla pratica.





Molte ricerche vennero effettuate per trovare l'arma dei delitti, ma nessuna diede esito positivo.
Da notare che vicino alla piazzola di Baccaiano c'era un altro poligono di tiro a segno.










Una caratteristica che della zona di Signa è la presenza di laghi, paludi, zona molto umida.
















Per arrivare a Signa dobbiamo attraversare il ponte nuovo sull'Arno.







Nel 1974 il mostro ha dovuto attraversare il fiume Sieve lungo via Ponte d'Annibale per raggiungere Rabatta. Scenari simili.






Lungo l'Arno c'è adesso il parco fluviale.




C'è una pista ciclabile che porta al Parco delle Cascine, luogo di voyeurismo perchè vi si appartavano molte coppiette.




La notte del delitto la coppia andò con il bambino al cinema Michelacci.





Il cinema è nella piazzetta. Davanti c'è un bar. Il mostro conosceva la Locci?
 Vede entrare la coppia nel cinema mentre era seduto li davanti?
Oppure li ha visti quando sono usciti e li ha seguiti?





Nella piazza c'è la Chiesa di Giovanni Battista ove è contenuta l'urna di Giovanna da Signa.






La tradizione religiosa era molto radicata, basti vedere i nomi delle frazioni intorno al luogo dell'omicidio: zona del crocifisso, sant'Angelo, la Madonnina.

A Barbara Locci (e successivamente a Pia Rontini) venne strappata una catenina che conteneva simboli religiosi. Alcuni autori intravedono una componente punitiva religiosa nei delitti delle coppiette.





Seguiamo la coppia e arriviamo a Villa Castelletti. Sede di un orfanotrofio durante il 1968.
Proprio davanti a questa villa, furono uccisi Barbara Locci e Antonio Lo Bianco, lasciando Natalino Mele orfano di madre.
Nella foto, la visuale dall'altra direzione indietro verso le colline di Roveta, in cui la stessa pistola ucciderà di nuovo 13 anni dopo.





Queste zone sono parte di un progetto del Comune di Signa che tende a preservare il suo patrimonio naturale.

Pubblico alcuni stralci per capire quanto la zona fosse conosciuta e frequentata come zona di pesca e di caccia.







La zona dell'omicidio del 1968 è nel bel mezzo di questa zona paludosa di campagna ricca di torrenti e specchi d'acqua. 

Sono zone meta dei pescatori e dei cacciatori, situazione che si ripresenterà praticamente in ogni altro delitto.

Cacciatori, pescatori, contadini, voyeur e coppiette in auto. 
Non ci sono molte altre attività grazie alle quali un individuo sia familiare di tutti questi luoghi.

E' molto plausibile ipotizzare che il mostro faccia parte di una o più delle prime quattro "categorie".

Due mondi.

Uno arcaico, religioso, violento, ignorante ma molto pratico, di generazioni che hanno conosciuto il sudore del lavoro nei campi e la Guerra.

Il secondo, le giovani coppiette, fanno parte di un mondo moderno, post 68, con musica, costumi, discoteche, libertà e sogni nuovi, sconosciute alla generazioni precedenti.

Questo mondo nuovo, la notte, si spinge nel cuore del mondo antico, sotto gli olivi, vicino alle vigne, ai campi di contadini e cacciatori, che li osservano fare l'amore.







Poco dopo il punto dell'omicidio c'è il lago la Bozza.











Natalino per arrivare alla casa del De Felice attraversa un sentiero che sarebbe l'odierna via Ponte alle Palle e via dei Sodi, in blu nel disegno.





Via Ponte alle Palle ha una visuale sulla scena del delitto lungo il torrente Vingone.





C'è qualcosa lì nel mezzo dei canneti.
Secondo alcune teorie la pistola fu buttata quella notte dell'agosto 1968 in un cannetto simile non molto distante da questo e fu raccolta da un guardone che poi diventò il mostro di Firenze.





La stradina sterrata da cui arrivò Natalino.

 




La casa del De Felice a cui Natalino suonò il campanello per chiedere aiuto, dopo un lungo tragitto al buio.






Non lontano dalla casa del De Felice, la Chiesa di Sant'Angelo a Lecore, qui nel 1955 si gridò al miracolo quando una madonna presente nella chiesa apparentemente iniziò a "piangere".




Il 4 Novembre 1966 ( data della storica Alluvione di Firenze)  il fiume Ombrone Pistoiese ruppe gli argini proprio qui nei pressi di Lecore.  Le sue acque sommersero la frazione per più di 4 metri.

Qui sotto una foto del fiume Bisenzio.






Ruppe gli argini in località San Mauro nel novembre 1966, a circa 3 km dal luogo del delitto dell'agosto 1968. Molti registri delle armi precedenti al 1966 sono andati distrutti e non fu possibile compiere ulteriori accertamenti sull'arma del mostro di Firenze.




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