Friday, April 10, 2020

Inizialmente non esperto nell'uso d'arma da fuoco


La perizia del dottor De Fazio
descrive il mostro di firenze con una "conoscenza quantomeno dilettantistica nell'uso di arma da fuoco."  

L'assassino delle coppiette non sembra essere un militare, un poliziotto, legionario o comunque esperto di armi da fuoco, questo perchè i primi due assalti, 1968 e 1974, colpisce al busto le vittime.

Dopo i problemi nel delitto 1974, si rende conto che con un un'arma di piccolo calibro deve mirare alla testa, cosa che inizerà a fare dal 1981.

I problemi si ripresenteranno nel 1982 (Mainardi ferito riesce a fare retromarcia, evitando che il mostro operi le escissioni sulla Migliorini) e poi ancora nel 1985 (il francese ferito riesce comunque a fuggire verso il bosco).

Qui abbiamo una interessante intervista al perito balistico Marco Corigliano



1 comment:

  1. A meno di non essere specificatamente addestrati al ruolo di cecchino, mirare al busto (la parte grossa) è quello che di norma viene insegnato a militari, poliziotti, legionari e quant'altri.
    E la logica motivazionale di quel perchè (ancor più specie in riferimento alle specifiche categorie elencate nell'articolo) è facilmente comprensibile: il militare/poliziotto/legionario che spara ha la necessità di farlo perchè il bersaglio che ha di fronte è un suo pari: ossia una persona altrettanto armata ed altrettanto desiderosa di premere il grilletto.
    Persona armata quindi, in grado non solo di difendersi ma anche di colpire per prima.
    Da lì la evidente necessità dell'insegnamento standard di far ridurre il rischio di mancare il bersaglio cercando uno specifico, più ridotto e più mobile, punto vitale (concedendo così all'avversario la possibilità di replica di fuoco in caso, maggiormente probabile, di mancato centro), optando invece per la scelta della 'parte grossa' del bersaglio come punto di focalizzazione primario di tiro (a mantenere il vantaggio, poi ci penserà poi l'effetto incapacitante da impatto e da shock).
    Inoltre, categorie come quelle indicate nell'articolo, negli addestramenti, non vengono di norma formate a sparare a bersagli a pochi centimetri di distanza (per quelle distanze gli insegnano il corpo a corpo).

    Che particolare abilità di tiro o di addestramento poi comunque ci dovrebbe volere per far centro da meno di un metro di distanza su bersagli inermi, distratti, colti di sorpresa ed in scarsissime condizioni di mobilità: resta un mistero.


    Noto, per inciso che:
    - nel 1968 la coppia morì praticamente all'istante (quindi quel delitto non gli ispirò di certo la necessità di dover modificare nulla, meno che meno 'il cercare la testa').
    - E che nel 1974, il Gentilcore, seduto al posto di guida, anche lui morì praticamente sul colpo visto che venne attinto con ben 6 colpi al torace (con tanto di interessamento di polmone e cuore), e che quindi anche questo non può essere addotto a motivo per 'modificare' nulla, meno che meno il 'cercare la testa'. La Pettini invece, attinta da un minore numero di colpi, lei sì non morì sul colpo, ma è anche da notare che all'interno dell'auto era in posizione 'protetta e riparata' rispetto e grazie a quella del Gentilcore, essendo almeno inizialmente sul sedile dx reclinato (come si evince dall'abbondante sangue ivi riscontrato), e vitale in un tentativo di fuga o difesa (quindi in ogni caso più difficile da colpire con l'arma da fuoco) .
    Motivo per cui anche in questo caso manca la causa->effetto supposta che vorrebbe il mdf, dai delitti successivi il 74, cambiare impostazione di tiro cercando appositamente la testa per ovviare al 'basso' (ma più che sufficiente, come dimostrato in 8 duplici delitti) potere d'impatto e penetrazione della sua cal.22.

    Se un tale cambio ci fu (o solo casualmente nei primi due delitti nessun colpo aveva colpito alla testa per caso, o solo casualmente nei successivi se ne avranno), la motivazione non pare proprio avere filiazione diretta dagli esiti di mira degli spari dei delitti del 68 e del 74.

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